Soldati e patrioti. Il culto della memoria
Questa nuova pubblicazione della Società
Storica Cremonese raccoglie i frutti di ricerche sul tema delle due Guerre
Mondiali con una lettura dei fenomeni connessi slegata dai meri elenchi di date
e battaglie. In realtà una storia di quanto la Comunità cremonese (e non solo)
mise in atto, in periodi storici completamente differenti, e con motivazioni
altrettanto lontane, per elaborare un lutto causato da guerre che avevano
prodotto sconvolgimenti e perdite di vite umane.
La ricerca e la restituzione dei
risultati che ce ne danno i due autori, Mariella Morandi e Nicola Arrigoni,
possono sembrare slegate ma in realtà sono intimamente collegate seppure con
esiti diversi.
Esaminare l’elaborazione che del lutto
venne fatta negli anni immediatamente a ridosso della conclusione del primo
conflitto mondiale (o addirittura mentre le battaglie ancora si svolgevano)
vuol dire affrontare un fenomeno che toccò circa 680.000 mila italiani che trovarono
la morte in una guerra non scelta ma subita. Un fenomeno che, se venne dapprima
elaborato dalle varie associazioni di reduci che nel frattempo si erano
costituite, la politica lo utilizzò poi a piene mani per la propria propaganda.
Per mantenere sempre vivo il ricordo
delle migliaia di soldati periti vennero eretti monumenti a loro dedicati,
segno perennemente visibile a ricordare appunto il sacrificio. Ed è proprio
all’esame di questi segni che si è dedicata Mariella Morandi nel suo saggio in
cui racconta e illustra i vari monumenti ai Caduti del territorio cremonese
(considerati ora patrimonio artistico e culturale, benché alcuni versino in
precarie condizioni).
Ben diverso è invece l’esame del tema
che ne fa Nicola Arrigoni poiché dopo il secondo conflitto mondiale non vi
erano poveri soldati contadini da ricordare come vittime sacrificali, bensì era
necessario ricordare, attraverso le manifestazioni che subito vengono
organizzate, e che trovano attuazione nella “Festa del 25 aprile”, il lutto
generato dalle lotte per riportare nella nazione “i valori di libertà e
democrazia”. Manifestazioni che, come sottolinea Arrigoni, hanno faticato a
unire in un momento comunitario tutte quelle forze che da posizioni diverse
avevano appunto contribuito alla costruzione di una nuova nazione. Non un clima
di pietismo (come aveva caratterizzato le commemorazioni dei soldati del primo
conflitto) ma “intorno alla Festa della Liberazione” si assiste “alla
costruzione del cordoglio, ma anche le polemiche, il confronto fra gli
schieramenti politici e far le diverse anime resistenziali”.
Il progetto di ricerca e la
presente pubblicazione hanno potuto vedere la luce grazie all’accoglimento da
parte del Comune di Cremona in ‘Cultura Partecipata’, che ancora una volta ha
voluto sostenere le attività della Società Storica Cremonese. Un sostegno
importante come sempre anche da Cassapadana. Un grazie quindi agli autori che
generosamente si sono dedicati con passione e competenza al compito loro
richiesto. Angela Bellardi Presidente Società Storica Cremonese.